venerdì 11 settembre 2015

PARADISO E DAHU

La Val di Susa è un forziere inesauribile di tesori sia naturalistici che leggendari. Ci ho vissuto dieci anni, ho seguito un corso ENAIP di Turismo incoming, ne sono stata bibliotecaria presso La Sacra Di San Michele. Ho imparato qualcosa sulla Val di Susa.
Tra queste lezioni ricevute, oggi seleziono il sentiero detto PARADISO, dalla langue d'oc: Terre di Pietra, e la leggenda del Dahu, (pronuncia: Daù, con la U alla francese), animale fantasmagorico da inseguire sull'imbrunire.

Da Bardonecchia, il Paradiso si snoda dal Borgo Vecchio, fino alla località Melezet (dal francese che indica gli ormai quasi del tutto spariti larici), per circa una decina di chilometri. Pianeggiante senza essere noioso, ha piccoli tratti scoscesi a picco sulla vallata forniti di ferrata, più per creare un brivido di misurato pericolo che per scongiurarlo.

Lowriders, se volete inseguire il Dahu, trovatevi una zavorrina compiacente: pare che il leggendario resti affascinato dalle bellezze femminili.

Voi che vorrete raggiungere Bardo (come la chiamano i piemontesi del posto), eviterete la costosa autostrada per avvicinarvisi sul sinuoso serpente della strada statale 24 del Monginevro, e la 335 della Val di Susa, restando ammaliati dalle attrattive paesaggistiche e dal microclima mediterraneo della vallata. Qui infatti il clima temperato permette la nascita di oliveti e mandorleti.

Una volta arrivati in Bardo, beccherete parecchi parcheggi per i vostri preziosi chiodi. Alla rotonda all'ingresso, dotata di cerchi olimpici, potrete scegliere di voltare a destra o a sinistra. A sinistra, andrete in un ampio parcheggio incustodito, ma più vicino al punto di partenza della camminata. Voltando a destra e superata la stazione, vi è quello protetto ma non a pagamento, chiuso dalle 20. Ha il vantaggio di essere preceduto da un bar storico della cittadina montana, caratteristico per il suo dehor in legno e per le frequentazioni di riders tatuati. Acclimatatevi prendendo una birretta e facendo due chiacchiere con il simpatico MC Hell Rider che di norma staziona dietro al bancone. Vi racconterà che il Dahu è una sorta di daino con zampe asimmetriche, quelle di destra più lunghe di quelle sinistra (o viceversa), per meglio muoversi sui ripidi pendii montani.

A causa di questa sua caratteristica fisica, il Dahu è costretto a girare attorno alla montagna sempre nello stesso verso. Nel primo caso, sarebbe un Dahu levogiro, mentre nel secondo caso un Dahu destrogiro. I Dahu destrogiri camminano in senso orario mentre i Dahu levogiri camminano in senso antiorario. Il tatuato vi dirà anche che, per catturarlo, esiste un sistema efficace: bisogna sorprenderlo alle spalle e urlare à la française "DAHU". Curioso di natura, l'animale si gira per vedere chi lo ha chiamato e - trovandosi improvvisamente con le zampe sbilanciate – cade! Pare, inoltre che la cattura del Dahu dia migliori frutti se all'imbrunire, siete in compagnia di una fanciulla. In caso ne beviate una di troppo, l'avvistamento del Dahu è assicurato. Da questo bar Medail, potete risalire a piedi tutta la via Medail, un vero e proprio centro commerciale a cielo aperto, fino al Borgo Vecchio Fatevi indicare la piazza del Mercato, perché è da lì che inizierete il percorso naturalistico. Ma prima indossate scarponcini comodi perché la passeggiata comincia dal bar.

Se invece volete usare i vostri chiodi, tornate indietro fino alla rotonda dai Cerchi Olimpici. Salendo lungo il fiume in direzione delle pendici montane, troverete invece il parcheggio incustodito della Piazza del Mercato alle spalle di Borgo Vecchio.

Imboccate a piedi il lungo fiume, direzione sentiero delle Tre Croci, dove pochi metri dopo, al piccolo ponte sulla sinistra, reperirete le frecce che indicano il PARADISO. Il sentiero inizia in guisa di mulattiera, che compie qualche tornante in salita, poi sulla sinistra trovate il bivio che pian piano si restringe e diventa pianeggiante, districandosi lungo il fianco della montagna, sotto a sporadici lariceti e con qualche petraia che gli regala il nome. Un paio di punti regalano dolci emozioni, essendo a capofitto su panorami mozzafiato. Ve li lascio scoprire. C'è un tratto di ferrata, a ridosso di un paretone di roccia, abbastanza largo per consentire il passaggio di un obeso, che però essendo sporgente su uno strapiombo, potrebbe causare capogiri. Ecco allora il perché delle catene cui trattenersi. Sconsigliata la cattura del Dahu in quel punto: potreste essere voi a cadere nel precipizio e guadagnarvi in tal guisa il titolo di Dahu.


Sbucherà in un prato alle spalle di Melezet, che attraverserete a piedi per poi trovare o la navetta che scende a Bardonecchia o un paio di sentieri facili e larghi per concludere dignitosamente in discesa la camminata. 

Se presa con la dovuta calma, la camminata dura una decina di ore compresa qualche pausa contemplativa, fotografica, urlatrice in cerca del Dahu. Il sentiero è ben segnalato grazie all'Amministrazione Locale del Sindaco, prof. Borgis. Tutto merito della sua amministrazione, specie se sulle spalle porterete un Dahu.

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